Verdi nell’iconografia popolare

Già durante la vita, Verdi tende a trasformarsi in un mito nazionale, in un punto di riferimento per W026l’intero paese. Se così in età risorgimentale il suo nome diventa il simbolo o meglio l’acrostico di un programma politico (Viva VERDI = Viva V[ittorio] E[manuele] R[e] D’I[talia]), in seguito esso resta in perfetta sintonia con il sentimento popolare, congiungendo le diverse anime della nazione perché Verdi, più di tante altre figure dell’Ottocento italiano, riesce a incarnare i bisogni e le aspettative dei suoi compatrioti. Nasce quindi un culto verdiano che si potenzia e si esalta ancor più dopo la sua morte, quando la vita e le opere del maestro bussetano perdono il loro carattere storico per trasformarsi in leggenda. Da qui la necessità di appropriarsi in maniera tattile dell’immagine di Verdi che si moltiplica e si piega a mille rappresentazioni. W-b084Il suo volto è riprodotto non solo in dipinti, disegni, W050caricature, bozzetti, ma anche su oggetti di uso quotidiano, quali cartoline, francobolli, timbri, piatti, bicchieri, tazze, vassoi, in una moltiplicazione iconografica che cerca di estendersi su tutti i possibili supporti. Le infinite varianti a cui è sottoposto il suo aspetto rivelano come la realtà storica ceda gradualmente il posto all’immaginario collettivo, a una manipolazione che altera profondamente l’originale per assimiliarlo al presente e farne oggetto di consumo. Questo processo di edulcorazione e divulgazione riguarda non solo le sembianze fisiche di Verdi, ma anche la sua musica che dilaga oltre le tavole dei palcoscenici, nelle esecuzioni delle bande, nelle cantilene diffuse dalle pianole e dagli organetti, nei teatri di burattini, dove attori di legno reintepretano in una dimensione miniaturistica le vicende di amore e morte cantate da Verdi. In questo processo si realizza e si concretizza la metabolizzazione di un’arte che diventa patrimonio di un intero popolo, cemento e collante della nostra identità nazionale.