(San Marcello, Ancona, 25 gennaio 1787 – Firenze, 7 ottobre 1852) Fu uno dei più influenti impresari italiani dagli anni ’30 ai primi anni ’50 dell’Ottocento. Cominciò la sua attività professionale aggiudicandosi nel 1820 l’appalto per il Teatro del Giglio di Lucca; poco dopo, nel 1823, divenne impresario del Teatro della Pergola di Firenze, ruolo che ricoprì – salvo brevi interruzioni – fino alla morte. Nel periodo aureo della sua carriera, Lanari gestì le imprese di almeno una ventina di teatri, tra i quali La Fenice di Venezia e il Comunale di Bologna. Il primo documento che attesta il rapporto professionale tra Lanari e Verdi è una lettera polemica che l’impresario inviò nell’agosto 1845 all’agente Giuseppe Berti, nella quale – in occasione di una nuova produzione di Giovanna d’Arco a Venezia – Lanari si lamentò di non aver ricevuto dal Maestro la revisione della parte per il soprano Sofia Loewe. In un secondo tempo Lanari venne accontentato da Verdi, che compose per lo spettacolo alla Fenice la cavatina «Potrei lasciare il margine», di cui si conserva il testo (probabilmente di Piave), ma non la musica. La collaborazione più proficua tra Lanari e Verdi avvenne nel 1846, quando andò in scena la prima di Macbeth alla Pergola. Grazie allo scambio epistolare tra i due sappiamo che l’impresario marchigiano mise a disposizione del Maestro per il titolo shakespeariano – su pressante richiesta dello stesso Verdi – un coro di primissim’ordine, con particolare riferimento alle sezioni femminili, impegnate nei cori delle Streghe.