Parigi – Académie Royale de Musique

OperaParigi_amore169vicende-tavola033Se Parigi era considerata nell’Ottocento la capitale musicale d’Europa, l’Opéra costituiva senza dubbio il teatro più importante della città. Nata nel 1669, quando Luigi XIV accordò a Pierre Perrin il privilegio di stabilire a Parigi un’Accademia per rappresentare e cantare in pubblico opere e spettacoli in versi francesi, l’Académie royale de musique (vulgo Opéra) ebbe nel corso del tempo numerose sedi finché non trovò nel 1794 un’adeguata sistemazione nella Sala Richelieu, costruita dall’architetto Victor Louis, capace di contenere oltre 1.600 spettatori. Ma questo edificio venne demolito, quando nel 1820 vi fu assassinato sulla scalinata d’ingresso il duca di Berry. Dopo un breve trasloco, prima alla Sala Louvois e poi alla Sala Favart, l’Opéra fu alloggiata in un nuovo edificio della rue Le Peletier. Costruito da François Debret e con una capienza di quasi 2.000 persone, si rivelò per proporzioni e acustica la sala migliore di Parigi, anche se la sua architettura non mancò di suscitare perplessità per un ibridismo stilistico che mescolava insieme Palladio e Bernini. La sala, inaugurata il 16 agosto 1821 con Les Bayadères di Jouy e Catel, si avvaleva dei più recenti ritrovati tecnici, quali l’illuminazione a gas della scena che fu sperimentata la prima volta in Aladin ou La lampe merveilleuse di Isouard e Benincori (6 febbraio 1822). La grande importanza che in questo teatro assunse la parte visiva si tradusse nella decisione di ingaggiare fin dal 1827 uno specialista che soprintendesse al movimento scenico, il regisseur de la scène, carica alla quale fu chiamato Jacques Solomè, in precedenza directeur de la scène alla Comédie Française. Venne inoltre nominata una commissione, di cui fu chiamata a far parte, insieme al pittore François Gérard e all’architetto Edmond Duponchel, anche Rossini, con il compito di esaminare i disegni delle scene e dei costumi e la loro appropriatezza dal punto di vista estetico. Furono dunque poste le premesse per accurate ricostruzioni scenografiche, giochi illuminotecnici e costumi storicamente fedeli, insomma per una macchina estremamente complessa e sofisticata, in grado di creare spettacoli di opulenta magnificenza destinati a svilupparsi nel genere del grand opéra.