Giuseppe Verdi nasce il 10 ottobre 1813 alle Roncole, frazione di Busseto, piccola città del Ducato di Parma e Piacenza. Il musicista viene però alla luce come suddito francese – nel certificato di nascita i nomi di battesimo sono registrati come Joseph Fortunin François -, perché a quell’epoca il Ducato era inglobato nell’Impero francese con il nome di Dipartimento del Taro. Tuttavia, appena due anni dopo, in seguito alla sconfitta di Napoleone a Waterloo e alla ricostituzione del piccolo Stato emiliano, Verdi si trova ad avere per sovrana Maria Luigia, figlia dell’imperatore austriaco Francesco I d’Asburgo e seconda moglie di Napoleone. Nei suoi trent’anni di regno, caratterizzati da una politica illuminata ed equilibrata, Maria Luigia impresse un forte impulso alla vita culturale del Ducato, soprattutto nel campo musicale: non resta estraneo a questo fervore neppure Busseto, dove si trovano una Chiesa collegiata con un organista stipendiato, una scuola di musica municipale, una Società filarmonica e perfino un teatro.
La famiglia in cui nasce Verdi non è di contadini, ma di piccoli commercianti: il padre Carlo gestisce un piccolo spaccio e un’osteria, mentre la madre Luigia Uttini discende da locandieri del Piacentino. A dieci anni Verdi si trasferisce a Busseto per frequentare il locale ginnasio sotto la guida del canonico Pietro Seletti e al tempo stesso inizia gli studi musicali con Ferdinando Provesi, maestro di cappella, organista della Collegiata e direttore della Società filarmonica. Ma la figura fondamentale per il futuro del giovane è senza dubbio il bussetano Antonio Barezzi, commerciante di vini, spezie e liquori, e come tale fornitore dello spaccio del padre di Verdi alle Roncole. Ma Barezzi è soprattutto un grande appassionato di musica che, non appena conosce il piccolo Giuseppe, ne intuisce le doti non comuni e lo prende sotto la sua protezione. Lo accoglie così in casa propria, centro della vita musicale del paese quale sede dei concerti della Società filarmonica, da lui fondata e presieduta, e gli permette di dare lezioni di canto e pianoforte alla sua primogenita Margherita, con la quale Verdi non tarda a fidanzarsi. Usa infine tutta la sua influenza perché il Monte di pietà di Busseto assegni al giovane una borsa di studio di quattro anni che consenta a Verdi di lasciarsi alle spalle il ristretto orizzonte bussetano e recarsi a Milano per approfondire gli studi musicali. Insomma Barezzi fu per Verdi non solo un semplice benefattore, ma qualcosa di più: un padre e un amico che non mancò mai di appoggiarlo e sostenerlo con tutto il suo affetto e al quale il musicista si sentì sempre intimamente legato, come dimostra la dedica del Macbeth datata 25 marzo 1847:
“Ora eccole questo Macbeth che io amo a preferenza delle mie altre opere, e che quindi stimo più degno d’essere presentato a Lei. Il cuore l’offre: l’accetti il cuore, e le sia testimonianza della memoria eterna, della gratitudine, e dell’affetto che le porta”.