I due Foscari (1844)

Prima rappresentazione: Roma. Teatro Argentina, 3 novembre 1844

Librettista: Francesco Maria Piave

Personaggi e interpreti
Francesco Foscari: (baritono) Achille De Bassini; Jacopo Foscari: (tenore) Giacomo Roppa; Lucrezia Contarini: (soprano) Marianna Barbieri Nini; Jacopo Loredano: (basso) Baldassarre Miri; Barbarigo: (tenore) Antonio Pozzolini; Pisana: (soprano) Giulia Ricci; fante del Consiglio dei Dieci: (tenore); servo del doge (basso)

L’opera è ambientata a Venezia. Epoca: anno 1457

Il contesto storico-politico

Introduzione all’ascolto

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ATTO I
Nel Palazzo Ducale di Venezia si riuniscono i membri della Giunta e del Consiglio dei Dieci per prendere una decisione importante. Essi devono decidere se confermare o meno l’esilio di Jacopo Foscari, figlio del doge, rientrato nella città veneta e qui arrestato perché incolpato dell’omicidio di due parenti del nobile Jacopo Loredano. Jacopo Foscari, tratto dalle carceri, attende di esser portato davanti al Consiglio. Egli decanta la bellezza della sua città e lo struggimento per il lungo esilio da essa.
Lucrezia Contarini, moglie di Jacopo, difende l’innocenza del marito, ma quando apprende che gli è stato comminato un nuovo esilio dà sfogo al suo sdegno contro i nobili veneziani. I senatori, uscendo dal Consiglio, inneggiano alla giustizia veneziana, che sa condannare anche il figlio di un doge. Quest’ultimo, rimasto solo e disperato, piange la condizione del figlio. Sopraggiunge la nuora Lucrezia e lo supplica di far annullare la sentenza, ma il doge risponde che una lettera scritta da Jacopo pare accusarlo e nulla può più fermare la legge veneziana. Insieme piangono la cattiva sorte che colpisce l’amato congiunto

ATTO II
Richiuso nel carcere, Jacopo Foscari incontra Lucrezia, che gli riferisce della nuova condanna all’esilio, e il padre; in preda a una grande commozione: essi pregano e sperano di potersi ricongiungere in futuro.
Jacopo Foscari viene condotto davanti al Consiglio che gli ordina di partire per l’esilio a Creta, senza neppure il conforto della moglie e dei figli. A questa prospettiva egli sente la morte già avvicinarsi.

ATTO III
Mentre San Marco si riempie di persone in festa per la prossima regata, Jacopo e Lucrezia si salutano e l’esiliato parte, brutalmente allontanato dai suoi cari e da Loredano, che ne affretta l’avvio.
Il doge, solo e afflitto, piange la scomparsa dei suoi tre figli ed ora l’abbandono del quarto. Sopraggiunge Barbarigo che reca la confessione di un reo, che si accusa degli omicidi addebitati al figlio. Mentre il doge esulta per la prova d’innocenza, arriva Lucrezia portando la notizia della morte di Jacopo, deceduto per il gran dolore. Compaiono infine i membri del Consiglio che chiedono al doge di rinunciare alla carica. Offeso e ferito, egli depone le insegne ed esce accompagnato da Lucrezia. Mentre si allontana sente le campane di San Marco che annunciano già il nuovo doge e crolla a terra esanime.