Prima rappresentazione: Venezia. Teatro La Fenice, 17 marzo 1846
Librettisti: Francesco Maria Piave e Temistocle Solera
Personaggi e interpreti
Attila: (basso) Ignazio Marini; Ezio: (baritono) Natale Costantini; Odabella: (soprano) Sofia Loewe; Foresto: (tenore) Carlo Guasco; Uldino: (tenore) Ettore Profili; Leone (Giuseppe Romanelli)
L’opera venne rappresentata anche con il titolo di “Gli Unni” e i Romani”
Epoca: metà del V secolo
--
PROLOGO
Ad Aquileia, attorno alla meta del V secolo gli Unni saccheggiano la città, guidati da Attila. Entra il condottiero che ordina di lasciare i morti insepolti, e s’infuria quando vede uno stuolo di donne di Aquileia ancora in vita. Uldino gli dice che si tratta di un omaggio offerto a lui dal suo esercito. Attila è ammirato, specialmente da Odabella, figlia del signore di Aquileia e animata da propositi di vendetta dopo che l’invasore le aveva sterminato la famiglia. Odabella reclama la sua spada, e contro Attila che le porge la sua cerca di sferrare un colpo mortale. Entra il generale romano Ezio, antico avversario di Attila, che gli propone un vile baratto: il dominio del mondo al condottiero unno, ma l’Italia a lui. Attila rifiuta, ed Ezio parte sdegnato. La seconda scena è a Rio Alto: dopo una tempesta, qui giungono i profughi da Aquileia condotti da Foresto, marito di Odabella, che giura di ritrovare la sposa e salvare l’Italia.
ATTO I
Ad Odabella, in un campo presso Roma, appare il fantasma del padre. Arriva Foresto che respinge Odabella, accusandola di tradirlo con Attila. Odabella risponde che l’unico motivo per cui segue l’invasore è ucciderlo con la sua stessa spada, e Foresto viene rincuorato dalla donna che ama. Nella sua tenda, Attila ha un incubo, che racconta ad Uldino: presso Roma, la voce di un vecchio gli imponeva di non avvicinarsi. Uldino lo invita a scacciare queste visioni, ed Attila si prepara ad invadere la città. Ma da lontano giungono suoni religiosi, e compare una processione guidata dal vecchio papa Leone che gli impone di stare lontano da Roma. Attila è terrorizzato: il sogno premonitore si è avverato.
ATTO II
Ezio viene a sapere che l’imperatore Valentiniano ha imposto di stringere una tregua con gli Unni e ricorda i tempi antichi dell’onore romano. Sollecita Foresto a uccidere il condottiero unno con l’inganno.
Al banchetto con i Romani, i Druidi avvertono Attila che i presagi sono nefasti, ma lui non li ascolta. A turbare la festa giunge anche un vento che spegne tutti i fuochi e provoca terrore tra gli astanti. I fuochi si riaccendono, e Foresto informa Odabella che Attila sta per bere una coppa avvelenata da lui stesso preparata. Ma Odabella, decisa a essere solo lei lo strumento della vendetta, avverte l’invasore, pur chiedendogli di graziare Foresto. Attila esaudisce i suoi desideri e le impone di sposarlo.
ATTO III
Foresto è disperato per il comportamento di Odabella ed esprime alla donna tutto il suo disprezzo. Ai due si aggiunge Ezio e quando Attila entra, i tre lo fermano, intenzionati a ucciderlo. Il condottiero unno ricorda tutti i favori elargiti loro: ad Ezio la salvezza di Roma, a Foresto la grazia, ad Odabella il trono. Ma Odabella non si lascia impietosire e lo pugnala, mentre i Romani dilagano per il campo uccidendo gli Unni.