Prima rappresentazione: Londra. Her Majesty’s Theatre, 22 luglio 1847
Librettista: Andrea Maffei
Personaggi e interpreti
Massimiliano, conte di Moor: (basso) Luigi Lablache; Carlo: (tenore) Ital Gardoni; Francesco: (baritono) Filippo Caletti; Amalia: (soprano) Jenny Lind; Arminio: (tenore) Leone Coretti; Moser: (basso) Lucien Bouché
Direttore d’orchestra: Giuseppe Verdi
L’opera è ambientata in Germania nel XVIII secolo
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ATTO I
Carlo, figlio di Massimiliano conte di Moor, ha abbandonato il castello avito e attende di sapere se il padre è disposto a perdonarlo. Mentre è assorto nei suoi pensieri, riceve una missiva. Entusiasta, apre quella che crede essere la lettera del genitore per scoprire, invece, la grafia di Francesco, il fratello, che gli intima di non ritornare alla dimora paterna dove non sarà mai più accolto. Disperato, Carlo si mette a capo di un gruppo di briganti e masnadieri, organizzando scorribande in Boemia. Nel frattempo Francesco, che ha scritto la lettera di suo pugno, sostituendola a quella che conteneva il perdono del padre, felice di essersi liberato del primogenito medita ora di eliminare il genitore. Ordisce un inganno: il fedele camerlengo Arminio, travestito da messaggero, comunica al conte la falsa notizia della morte di Carlo. Il vecchio, sconvolto, cade esanime e il figlio coglie l’occasione per farlo rinchiudere in una torre e spargere l’annuncio dell’avvenuto decesso; inoltre si propone di sposare Amalia, la fanciulla amata dal fratello.
ATTO II
Nel cimitero nei pressi del castello, Amalia prega su quella che tutti credono la tomba di Massimiliano, mentre nel castello Francesco banchetta con gli amici. La ragazza viene raggiunta da Arminio, che, pentito, le rivela che Carlo è in vita così come il vecchio conte. In seguito Francesco tenta, invano, di far sua Amalia con la forza. Intanto Carlo penetra a Praga, riesce a salvare la vita all’amico Rollo che stava per essere impiccato e dà alle fiamme la città. Tornato nella foresta, ripensa nostalgicamente all’amata, quando giunge la notizia che i soldati hanno circondato la selva.
ATTO III
Amalia, fuggita dal castello, sente giungere i masnadieri e teme per la sua vita, quando incontra Carlo. I due si riconoscono e si confermano il loro sentimento d”amore. In seguito, il giovane si accosta alla rocca e cattura Arminio; poi, dopo averlo liberato, vede uscire un vecchio. Egli riconosce nell’anziano, visibilmente denutrito, il padre che Francesco aveva votato a morire di fame e che è sopravvissuto soltanto grazie al cibo recatogli segretamente dal camerlengo. Dopo aver raccontato la sua triste storia al figlio, che non ha riconosciuto, il conte sviene. Carlo, allora, invoca l’aiuto dei compagni per portare a termine la sua vendetta.
ATTO IV
Nel palazzo Francesco colto dai rimorsi e dagli incubi ordina ad Arminio di convocare il pastore Moser, che gli comunica che Dio sta per punirlo dei suoi crimini; Arminio rientra e comunica che i masnadieri hanno invaso il castello, e Francesco, pur prossimo a morte, lancia l’ultima bestemmia contro Dio.
Massimiliano, nel covo dei masnadieri, continua a invocare il perdono del figlio, nel quale non ravvisa il capo di quei briganti. In quel momento entrano i masnadieri, di ritorno dal castello, conducendo Amalia come prigioniera. Carlo non può più tenere nascosto il suo segreto al padre e all’amata: è lui a capo di quella masnada di ladri ed assassini. Amalia giura di amarlo comunque, ma Carlo, piuttosto che infagarne l’onore, la uccide e decide di consegnarsi alla giustizia. Il conte Moor, non resistendo a una simile scena, spira.