Prima rappresentazione: Trieste. Teatro Grande, 16 novembre 1850
Librettista: Francesco Maria Piave
Personaggi e interpreti
Stiffelio: (tenore) Gaetano Fraschini; Lina: (soprano) Marietta Gazzaniga; Stanfar: (baritono) Filippo Colini; Raffaele: (tenore) Raineri Dei; Jorg: (basso) Francesco Beduzzi; Dorotea: (mezzosoprano) Amalia Viezzoli De Silvestrini; Federico di Frengel: (tenore) Giovanni Petrovich
Direttore d’orchestra: Alessandro Scaramelli
L’opera venne rappresentata anche con il titolo di Guglielmo Wellingrode
L’azione si svolge in Germania nel castello del conte di Stankar, sulle rive del Salzbach, all’inizio del XIX secolo
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ATTO I
Jorg, pastore uscente della setta degli Assasveriani, si augura che Dio ispiri il successore Stiffelio, che rientra al castello del suocero Stankar dopo un viaggio. Senza leggerle, Stiffelio brucia nel caminetto alcune lettere che provano l’adulterio di una donna della comunità per dare l’esempio del perdono. La moglie Lida, travolta dal rimorso, decide di scrivere al marito per rivelargli che è lei l’adultera. Stankar, suo padre, entrando all’improvviso, la coglie sul fatto e le impone di nascondere al marito una verità così spaventosa.
Nel frattempo Raffaele, il seduttore, fa scivolare una lettera per Lina nel messale. Jorg, non visto, si accorge della manovra ma, subito dopo, giunge un altro membro della comunità, Federico, che si appropria del libro: egli, equivocando, conclude che il seduttore è Federico e denuncia il fatto a Stiffelio.
Il pastore gli sottrae il libro, strappando il sigillo. La lettera scivola a terra, ma prima che Stiffelio possa leggerla, Stankar se ne impossessa e la distrugge. Stankar sfida a duello Raffaele.
ATTO II
È notte e Lina attende Raffaele per l’ultimo incontro, nell’antico cimitero del castello. Vicino alla tomba della madre prova un grande senso di colpa. Sopraggiunge l’amante, ed ella gli chiede indietro l’anello del marito. Nel frattempo, arriva anche Stankar, che sfida a duello il seduttore della figlia. Richiamato dal rumore delle spade, compare Stiffelio, che ordina ai contendenti di riconciliarsi nel nome di Dio. Appreso, però, dal suocero che Raffaele è il seduttore di Lina, afferra una spada e sfida il rivale. La donna non può fare nulla, ma si sente in lontananza un coro dal tempio. Inizia la funzione e tutti attendono Stiffelio. Combattuto tra l’istinto e la fede, egli sviene ai piedi della Croce.
ATTO III
Nel suo castello, Stankar è disperato e medita il suicidio: ma quando Jorg gli comunica che Raffaele sta tornando al castello per un colloquio con Stiffelio, decide di approfittarne per uccidere il seduttore. Stiffelio impone alla moglie di firmare un documento che sancisca il loro divorzio: in preda alla disperazione, Lina cede.
Rimasto solo, Stiffelio si domanda come comportarsi col rivale, quando vede sopraggiungere Stankar con la spada insanguinata: il suocero ha ucciso Raffaele.
Stiffelio si appresta a celebrare il culto e durante la funzione legge la storia dell’adultera. Al momento fatidico il pastore conclude la lettura del passo col perdono di Gesù, dichiarando in tal modo di aver perdonato la moglie.