La forza del destino (1862)

Prima rappresentazione: San Pietroburgo. Teatro imperiale, 10 novembre 1862

Librettista: Francesco Maria Piave

Personaggi e interpreti
Marchese di Calatrava: (basso) Meo; Leonora: (soprano) Caroline Barbot; don Carlo di Vargas: (baritono) Francesco Graziani; don Alvaro: (tenore) Enrico Tamberlick; Curra: (mezzosoprano) Lagramanti; Preziosilla: (mezzosoprano) Constance Nantier-Didiée; un alcalde: (basso) Ignazio Marini; mastro Trabuco: (tenore buffo) Geremia Bettini; padre Guardiano: (basso) Gian Francesco Angelini; fra Melitone: (tenore buffo) Achille De Bassini; un Chirurgo: (tenore) Alessandro Polonini

Direttore d’orchestra: Eduardo Baveri

Scena: Spagna e Italia. Epoca: verso la metà del XVIII secolo

La prima versione dell’opera venne rappresentata anche con il titolo di “Don Alvaro”

Il contesto storico-politico

Introduzione all’ascolto

“Ouverture”, Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. Concerto di Capodanno 2006

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ATTO I
Donna Leonora di Vargas e don Alvaro, giovane nobile, meticcio, per evitare l’opposizione al loro matrimonio del padre di lei, il marchese di Calatrava, che ritiene disonorevole tale legame, si preparano a fuggire nottetempo da Siviglia. Leonora è comunque molto affezionata al padre, che le ha appena dato la buonanotte nella loro casa in Siviglia. Nonostante l’incertezza sul proprio destino, è pronta a dare l’addio alla casa e alla terra natia. L’arrivo di Alvaro dissolve gli ultimi dubbi, ma i due vengono sorpresi dal marchese, che, tornato all’improvviso e in armi, rinnega la figlia e ordina ai servi di arrestare il giovane. Alvaro getta su di sé tutta la responsabilità, cercando così di scagionare l’amata e, buttata per terra la pistola, si offre addirittura inerme all’ira del marchese. La pistola, cadendo, esplode un colpo che ferisce a morte il marchese, il quale prima di spirare maledisce la figlia. I due amanti, atterriti, si dileguano nella notte.

ATTO II
Don Carlo di Vargas, fratello di Leonora, sotto le mentite spoglie di studente, è sulle piste dei due fuggitivi con il fermo proposito di vendicare la morte del padre. Giunge all’osteria di Hornanchuelos, in cui si trovano pellegrini in viaggio per il giubileo, la zingara Preziosilla, alcuni soldati, il mulattiere Trabucco, e la stessa Leonora, travestita da uomo. Fingendo buonumore, don Carlo interroga Trabucco, insospettito dallo strano uomo sempre in disparte. In realtà, Trabucco sta accompagnando il suo cliente, cioè Leonora, al Monastero della Vergine degli Angeli, nei pressi del quale la giovane intende vivere in eremitaggio. Dal racconto di don Carlo, che Leonora ha riconosciuto, scopre che don Alvaro, da lei creduto morto, è ancora in vita, e teme per la propria stessa incolumità: si appresta quindi a ritirarsi dal mondo con ancora maggiore convinzione.
La giovane riesce a giungere al monastero e al padre guardiano, cui ha chiesto un colloquio, rivela la propria identità e il desiderio di pagare la propria colpa con una vita da penitente. Il frate avverte Leonora che la vita di romitaggio è piena di stenti e cerca di convincerla per l’ultima volta a ritirarsi in convento invece che esporsi alla macerazione in una grotta. Leonora si mostra ferma nel suo proposito e il padre guardiano non può che accoglierne la volontà: le consegna un saio e chiama a raccolta i monaci che rivolgono le loro suppliche alla Madonna, maledicendo contemporaneamente chiunque oserà tentare di scoprire l’identità dell’eremita.

ATTO III
Siamo nelle terre laziali, vicino a Velletri. È notte, mentre infuria la lotta tra gli Spagnoli e gli imperiali. Don Alvaro è tra i granatieri spagnoli. Prostrato dal destino sventurato, si augura di non uscire vivo dalla battaglia. Rievocato il proprio passato di orfano, figlio di discendenti della famiglia reale Inca, rivolge il pensiero alla notte terribile in cui vide per l’ultima volta Leonora. Egli è convinto che la giovane sia morta, e si rivolge alla sua anima chiedendole di intercedere per lui.
Ad un tratto, don Alvaro sente il lamento di un soldato in difficoltà, e, accorso in suo aiuto, gli salva la vita: l’uomo altri non è che don Carlo, che però non riconosce il giovane indio. I due si giurano eterna amicizia. L’indomani, tuttavia, don Alvaro stesso cade ferito e viene portato in salvo da don Carlo. Don Alvaro, in pericolo di vita, affida a don Carlo una valigia con un plico sigillato, che contiene un segreto: alla sua morte il plico dovrà essere bruciato.
Pur avendo giurato di rispettare la volontà di don Alvaro, una volta solo, don Carlo, insospettito dalla reazione avuta dall’amico al nome dei Calatrava, apre la valigia, dentro la quale trova un ritratto di sua sorella Leonora. Visti confermati i propri sospetti, don Carlo sfida don Alvaro a duello. I due hanno già incrociato le spade quando sopraggiunge la ronda. Don Alvaro riesce a darsi alla fuga e decide di prendere i voti. Nell’accampamento, intanto, ricomincia la vita di sempre: la zingara Preziosilla predice il futuro e incita i soldati alla battaglia.

ATTO IV
Nei pressi del monastero degli Angeli fra Melitone sta servendo la minestra ai poveri, i quali si lamentano per il suo comportamento sgarbato e rimpiangono l’assenza del padre Raffaele, il nome scelto da don Alvaro al momento dell’entrata in monastero.
Lo stesso padre Raffaele è richiesto da don Carlo, che, scoperto il nascondiglio di don Alvaro, lo sfida nuovamente a duello. In un primo momento don Alvaro rifiuta il confronto ma, sentendosi insultare come codardo e mulatto, si prepara infine alla tenzone .
Presso la grotta dove si è intanto ritirata, Leonora non può evitare di riconoscersi ancora innamorata di don Alvaro e piange il proprio destino. Sentendo improvvisamente rumori nelle vicinanze, si nasconde nel proprio rifugio, ma è richiamata proprio da don Alvaro che ha ferito don Carlo a morte e cerca un confessore per dare all’agonizzante gli ultimi conforti. Terrorizzata, Leonora chiama aiuto ma riconosce nell’uomo che le sta davanti Alvaro. Messa a parte da quest’ultimo del ferimento di don Carlo, si precipita da lui che, ancora ossessionato dal desiderio di vendetta, la pugnala. Raggiunta dal padre guardiano, Leonora muore tra le braccia di don Alvaro, augurandosi di ritrovarlo in cielo. Egli, rimasto definitivamente solo sulla terra, maledice ancora una volta il proprio destino.