Rossini Gioachino

amore_219Gioachino Rossini

(Pesaro, 29 febbraio 1792 – Passy, Parigi, 13 novembre 1868)Verdi ebbe modo di ascoltare le opere di Rossini frequentando il teatro di Busseto e, appena quindicenne, decise di comporre una Sinfonia per Il barbiere di Siviglia, eseguita in forma privata a casa di Barezzi. In qualità di maestro al cembalo, Verdi al Teatro dei Filodrammatici di Milano collaborò alla messa in scena de La Cenerentola (1° aprile 1835), opera che influenzò il Bussetano nella composizione del suo unico titolo buffo (se si eccettua il felicissimo episodio senile del Falstaff), Un giorno di regno, il cui libretto venne scritto da Felice Romani nel 1818, l’anno successivo alla prima di Cenerentola. Verdi fu debitore a Rossini anche in quella vera e propria pietra miliare del genere grand-opéra quale fu il Moïse et Pharaon, da cui Verdi prese spunto per la composizione del Nabucco. Lo stesso assetto del melodramma formalizzato dal Pesarese tra gli anni ’20 e ’40 dell’Ottocento (la «solita forma») sarà – con le opportune varianti – la struttura portante del teatro verdiano. Il primo incontro fra i due operisti avvenne nell’abitazione bolognese di Rossini nel 1843; l’anno successivo il tenore Ivanoff, protetto del Pesarese, venne scritturato per un Ernani in cartellone al Teatro Ducale di Parma e Rossini propose a Verdi di comporre per l’occasione un’aria aggiuntiva per il cantante russo. Ovviamente il Bussetano assecondò la richiesta di Rossini, il quale si premurò di inviare a Verdi – oltre a una lettera di ringraziamento e una simbolica cifra di 1500 lire austriache – i versi di un’aria, «Odi il voto, o grande Iddio» che aveva commissionò egli stesso al librettista di Ernani, Francesco Maria Piave. Nel 1846 Ivanoff vestì i panni di Foresto nell’Attila, andato in scena a Trieste e anche in questa circostanza Rossini si rivolse al più giovane collega per chiedergli di inserire nell’opera una romanza per il suo pupillo. In questo caso Verdi fu ad un passo dall’opporre un secco rifiuto di fronte alle inopportune richieste avanzate da Rossini, ma cedette comunque alle pressioni del grande compositore e mise in musica«Sventurato! alla mia vita. / Sol conforto era l’amor,», brano ancora una volta verseggiato dal fido Piave. Nonostante la sua pazienza fosse stata messa a dura prova da Rossini, Verdi dopo la morte del celebre collega patrocinò l’ambizioso progetto, poi fallito, di una Messa collettiva in suo onore. L’8 aprile 1892 si celebrò il centenario dalla nascita di Rossini e Verdi diresse alla Scala la Preghiera del Mosè, nella sua ultima apparizione a teatro nelle vesti di direttore d’orchestra.